Venerdì, Aprile 19, 2024
   
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PREMIO FREGENE

PREFAZIONE AL PREMIO FREGENE 2006

“Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi,
o come gli ambiziosi, per istruirvi.
No, leggete per vivere”
(Gustave Flaubert)


Vorrei dedicare la ventottesima prefazione ad un italiano di cinquecento anni fa che fu grandissimo divulgatore della cultura: Aldo Manuzio
Con l’invenzione della stampa a caratteri mobili Johann Gutenberg fu il primo tipografo del mondo occidentale. Egli aveva sviluppato un mezzo che apriva nuove e inesplorate possibilità di diffusione dei libri e della parola scritta. Ora, però, si trattava di inventare i mezzi e le strategie per utilizzare bene il nuovo strumento, cioè l’editoria.
Aldo Manuzio, nato a Velletri nel 1449, tipografo, uomo di cultura, e umanista, fu il fondatore dell’industria editoriale moderna. Per primo incarnò la funzione vera dell’editore: non semplicemente la produzione del libro in quanto oggetto bensì la sua creazione come entità complessa di contenuto, forma estetica e realizzazione materiale. Inventò un carattere di stampa, il corsivo, detto aldino, dal quale derivano i caratteri che usiamo oggi e altre innovazioni come le virgolette e il punto interrogativo. Ideò modi pregevoli per impaginare i libri, fondò a Venezia, nel 1490, la tipografia dalla quale uscirono, magnificamente confezionati, migliaia di volumi, soprattutto classici. Non è tutto, Manuzio volle rendere i libri accessibili economicamente alla cerchia più vasta di lettori e inventò i tascabili. Naturalmente a Gutenberg dobbiamo stima e riconoscenza, ma la sua era è tramontata perchè non usiamo quasi più la sua tecnologia, mentre l’editoria, nonostante i moderni mezzi di comunicazione di cui disponiamo oggi, è fondamentale anche nella cultura contemporanea. Ogni suo volume era contraddistinto da una marca tipografica che rappresentava un'ancora con un delfino; l'ancora stava ad indicare la solidità, il delfino la velocità, così com'era il suo motto: Festina Lente, cioè, affrettati con calma. Manuzio è considerato tra i precursori della comunicazione di massa.
Il libro ha resistito al tempo, almeno fino al 2006.
Siamo straordinari noi italiani, siamo eccezionali quando usiamo e valorizziamo il nostro bene più prezioso: l’intelletto. Nessuno al mondo ci può superare nell’estro e nell’ingegno, nella creatività che dà un senso nuovo alle cose, e nell’arte.
Rivolgo un ultimo pensiero ad Aldo Manuzio e a molti altri geni italiani della comunicazione che sono venuti dopo di lui e che hanno aperto nuove strade – penso ad Antonio Meucci che inventò il telefono; penso a Guglielmo Marconi che inventò la radio; penso a Giorgio Perotto che ha realizzato il prototipo del computer; a Federico Faggion e il suo microprocessore; penso ad Andrea Viterbi protagonista della tecnologia informatica con l'algoritmo di Viterbi usato per codificare trasmissioni digitali, alla base della trasmissione dati del GSM dei sistemi telemetrici che hanno permesso il lancio dei primi satelliti Explorer; penso a Leonardo Chiariglione, padre di Mpeg e MP3 due standard che hanno creato una rivoluzione nella Rete consentendo la trasmissione on line di video e musica – e so che noi italiani sappiamo essere anche eccezionali.
Godiamoci adesso questa serata che ci proporrà personaggi straordinari, fra le migliori espressioni del mondo culturale, artistico e della società civile, i quali, secondo le finalità del Premio Fregene, hanno contribuito con il loro impegno alla crescita della nostra società. Il faut cultiver notre jardin scriveva Voltaire in Candide; mi auguro che partecipare a questo premio, possa contribuire alla conoscenza, alla riflessione, e al divertimento.
Marina Pallotta


anno 2005
"Chi può mobilitare la foresta?"
Macbeth, atto quarto, scena prima.

Uno, dieci, venti...27 anni. Se ventisette fossero gli anni riferiti a una donna, questa sarebbe nello splendore della sua giovinezza. Riferiti a un premio letterario, mi chie-do, "forse non sono troppi?". In realtà un premio potrebbe avere, ancora più di una donna, il dono dell'eterna giovinezza. Tutto dipende dal contenuto. Certe volte penso alla possibilità di concludere questa manifestazione, poi vedo una tale energia vitale e intellettuale nelle persone che fanno parte della giuria, nelle loro idee stimolanti, che mi convinco che il nostro appuntamento annuale E' un'occasione in più, e un valo-re aggiunto per la vita culturale italiana. Così andiamo avanti e inventiamo di anno in anno una serata che avvicina gli autori al pubblico e propone temi per compiere una riflessione sulla nostra storia e su quella di altri Paesi. Il giardino di un antico manie-ro si trasforma, per una notte, in un teatro all'aperto dove giornalisti e scrittori rac-contano l'attualità, la politica, gli scompensi e le diseguaglianze del mondo, le guerre (ma le guerre, si possono raccontare?), ma anche la bellezza dei testi, della lettura, del pensiero, certi che la cultura sia un linguaggio comune a tutti i popoli, che la cono-scenza oltrepassi i confini e superi le barriere e possa essere un deterrente ai mali che affliggono l'umanità, perché il male maggiore è l'indifferenza. Dice un antico prover-bio africano "Quando il leone mostra i denti, non bisogna credere che stia ridendo"... approfondiamo i problemi, dando voce di volta in volta alle diverse posizioni, per cer-care di capire se quello che appare, sia la verità.
In questa edizione parleremo dei grandi conflitti internazionali, di ambiente, dilette-ratura, di informazione con straordinari Personaggi che stanno sul fronte della noti-zia, che interpretano il mondo, che narrano storie, e che sono il simbolo di uníepoca. La Giuria nel Premio Fregene non si limita a scegliere i testi ma è, insieme ai Premiati, l'artefice principale della serata perchè attraverso le loro interviste prende vita e ìanimaî una delle più belle manifestazioni culturali italiane.
Così il premio si rinnova, anno dopo anno, perché le idee non invecchiano mai e una storia non è mai finita finchè c'è qualcuno che la racconta...

27 edizione Premio Fregene

Il Premio Fregene, con i suoi ventisette anni, è uno dei più “antichi” premi letterari italiani. Gino Pallotta nel 1979 ha sicuramente inaugurato una formula nuova che mirava ad avvicinare il pubblico ai personaggi del mondo dell’informazione, della letteratura, dell’arte e della scienza. Una formula in seguito molto copiata, basta pensare a quanti sono oggi i premi culturali e di spettacolo nel nostro litorale e nel Lazio. Molto cambiato nel corso degli anni, oggi “il Fregene” è ancora una sorta di “fiore all’occhiello” per la nostra comunità e continua ad offrire una serata non banale e piena di spunti di riflessione. Il punto di forza della manifestazione è rappresentato dal faccia-a-faccia tra i giurati e i personaggi premiati: di solito le interviste non sono mai scontate e non cercano di lusingare, anzi, l’obiettivo è quello di stimolare un dialogo serrato con domande pungenti, a volte ironiche, che cercano di mettere in luce aspetti insoliti dei big nei vari settori. I riconoscimenti sono stati assegnati ai seguenti personaggi: Mauro Mazza, direttore del TG2 per il Giornalismo; a Giani Minà per la Saggistica; Pino Scaccia, inviato speciale; Mario Tozzi, per la divulgazione scientifica e cultuale; Gian Antonio Stella per la narrativa. Un premio speciale è stato consegnato a Lavinia Biagiotti Cigna che dal 1996, anno della scomparsa di suo padre Gianni Cigna, affianca la madre nella conduzione dell’Azienda ed ha già ricevuto importanti riconoscimenti e incarichi di prestigio. Laura Biagiotti, è stata la prima stilista a ricevere, nel 1994, il premio “Una vita per la moda”: a distanza di 11 anni, Lavinia rappresenta la continuità della tradizione e di un Marchio che rappresenta la creatività, il buon gusto e il Made in Italy nel mondo. Lavinia è anche autrice di delizioso racconto del libro “Fregene racconta ancora...” pubblicato in questi giorni nel quale confessa i suoi sentimenti più intimi e il suo rapporto d’amore con Fregene. La manifestazione, dichiara Marina Pallotta presidente del premio, è bipartisan e intende rappresentare uno spaccato significativo della vita culturale italiana e vuole “raccontare” alcune delle vicende più interessanti a livello internazionale. “Essenziale, spiega Marina, il ruolo della giuria che insieme ai premiati dà vita ed anima la manifestazione. Come è nella tradizione, il premio abbina letteratura, giornalismo e scienza, alla musica e all’arte. Il Maestro Valeriano Taddeo ha eseguito “Alone”, un brano di Giovanni Sollima, con il prezioso violoncello D.Techler (Roma, 1702) datogli in affidamento. Curiamo con particolare attenzione la veste grafica: il Maestro Enrico benaglia ci ha fatto omaggio di due opere ideate per la 27 edizione, rispettivamente per gli inviti e per il depliant. Il premio consiste in una somma in denaro e nella scultura in bronzo “L’Ippocampo e la Musa” di notevole valore, ideata per noi dal grande artista Angelo Canevari,”. La giuria, davvero prestigiosa, è composta da Magdi Allam, Stefano Balassone, Paola Cacianti, Laura Delli Colli, Fulvio Damiani, Domenico De Masi, Gianpiero Gamaleri, Luciano Onder, Maria Rita Parsi, Daniela Tagliafico, Cinzia Tani, Marcia Theophilo, Mario Verdone e da due membri onorari, Rossana Montesperelli Pallotta e Angelo Consalvo.

anno 2004
Appunti e considerazioni sul Premio

Il modo migliore per festeggiare i 26 anni di premio è quello di mettere il nostro impegno per dar vita, ancora una volta, ad una bella edizione. Il ruolo della Giuria in questi anni è stato quello di accendere un riflettore sulle personalità che hanno contribuito con il loro impegno letterario, artistico, scientifico e professionale alla crescita della nostra società. E' stato quello di scegliere e presentare libri e Autori capaci di interessare il pubblico senza farsi condizionare dalla planetaria società dello spettacolo, nella convinzione che le Idee ancora oggi sono capaci di dare stimoli e suggestioni più forti, anche se la competizione a prima vista sembra impari. Il toccasana dei buoni libri, delle belle storie, il ritmo delle narrazioni e i ragionamenti, sono capaci di creare una magia segreta che coinvolge il pubblico più semplice, come quello più esigente.
Si è voluto anche dare un riconoscimento a quanti si sono sforzati di rompere gli schemi di una ricerca elitaria e paludata per dialogare direttamente con la gente: la nuova qualità del rapporto tra autore e pubblico è del resto uno degli elementi di maggiore novità ed interesse dello straordinario momento storico che stiamo vivendo. I grandi comunicatori, singoli o collettivi, sono forse tra i simboli più significativi della nostra epoca. A distanza di un quarto secolo da quando Gino Pallotta ideò la manifestazione il Premio è molto cambiato, ma si è anche consolidato, ed è diventato un appuntamento annuale atteso, per compiere una riflessione più attenta sugli argomenti di attualità, un'occasione irrinunciabile di approfondimento sui temi più importanti, di carattere civile e sociale. Il premio, con la sua storia, ha tracciato un percorso di esplorazione aperta e non settoriale nel vasto e complesso campo della cultura, da quella umanistica a quella scientifica, dalla narrativa alla saggistica, attraverso la indicazione di protagonisti e la segnalazione delle opere. Con questo spirito abbiamo scelto spesso personaggi considerati "difficili" o impopolari come, ad esempio, Carmelo Bene premiato per la Poesia, che sul palcoscenico del Fregene ha dato vita forse all'ultima delle sue grandi e complesse interpretazioni. Un evento. Così come il premio attribuito a Gore Vidal lo scrittore americano radicale e geniale definito da Fernanda Pivano (Premio Fregene per la Letteratura) "il più grande scrittore americano vivente”. Grandi personaggi, dunque grandi storie.
Un premio vive della tradizione che costruisce e delle innovazioni che introduce, vive di memoria e di futuro, come ogni attività culturale. In questi anni così profondamente segnati dal mutamento e quindi gravidi di rischi ma anche ricchi di speranze, la cultura ha un ruolo importante per aiutarci a comprendere e ad immaginare e dunque ad essere parte attiva del nuovo che occorre costruire. Ogni premio, anche questo, può dare un suo contributo. E' la speranza che ispira il nostro impegno. (Marina Pallotta)

EDIZIONE 2014

XXXVI edizione

Sabato 6 settembre, alle ore 21, Fregene
La Giuria ha consegnato i riconoscimenti ai seguenti vincitori:

Divulgazione culturale:
NICOLA PIOVANI
“La musica è pericolosa” – Rizzoli

Giornalismo:
MASSIMO GRAMELLINI
“La magia di un Buongiorno” - Longanesi

Comunicazione televisiva:
PIF
“Il Testimone” - MTV

Giornalismo televisivo:
RICCARDO IACONA
“Presa diretta” – RAI 3

Narrativa:
LIDIA RAVERA
“Piangi pure” - Bompiani

 

COMUNICATI STAMPA


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